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ROBERTO MUROLO - BIOGRAFIA


« Lasciate cantare sempre e soprattutto il cuore, perché è lui che ne ha bisogno più di noi per vivere »(Roberto Murolo)

Roberto Murolo nasce a Napoli il 19 gennaio 1912.
Penultimo dei sette figli di Lia Cavalli e del grande  poeta, drammaturgo, giornalista e autore di canzoni Ernesto Murolo.
E’ tra i maggiori protagonisti del periodo che va dal secondo dopoguerra al 1960, trascorre la sua infanzia in un salotto frequentato da Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Libero Bovio e Raffaele Viviani.
Le sue grandi passioni giovanili sono la musica e lo sport. In quest'ultimo campo si distingue come tuffatore, vincendo il campionato italiano di tuffi alti nel 1937.
Nel 1935 entra come impiegato nella compagnia del gas, dove resterà per tre anni, e grazie alla sua passione per il nuoto, vince addirittura i campionati nazionali universitari, venendo premiato dal Duce in piazza Venezia.
L'anno successivo inizia a cantare nel gruppo vocale Mida Quartet, ispirato agli americani Mills Brothers, con un repertorio di canzonette ritmate, tra avanspettacolo e cabaret. Alla voce di Murolo spetta il trombone, Enzo Diacova e Alberto Arcamone imitano le trombe, Amilcare Imperatrice il contrabbasso. Il Mida Quartet trascorre all'estero otto anni, dal 1938 al 1946, sbarcando il lunario tra teatri e locali in Germania, Bulgaria, Grecia, Ungheria e Spagna, proponendo un repertorio internazionale e di canzoni italiane.
Nei primi decenni della sua carriera, utilizzò nei concerti una preziosa chitarra artigianale, costruita nel 1838 dalla liuteria Guadagnini, al tempo operante in piazza San Carlo a Torino.
Tornato in patria dopo la fine della guerra, Murolo inizia la carriera da solista in campo concertistico e in quello discografico nel 1948, esibendosi al “Tragara Club di Capri”. La sua voce da sussurro, seducente e intonata, valorizzata dall'uso del microfono, e il suo stile da chansonnier d'altri tempi incontrano subito il favore del pubblico.
Canta “Munasterio 'e Santa Chiara” (Galdieri-Barberis, 1945), “Tammurriata nera” (Nicolardi-E. A. Mario, 1944), “Scalinatella” (Cioffi-Bonagura, 1948) e altri successi napoletani vecchi e nuovi, che raccoglierà in una fortunata antologia.
La radio diffonde in tutta Italia la sua voce attraverso i primi 78 giri della Telefunken-Durium, e inizia anche l'attività cinematografica: appare in Catene (1949), insieme ad Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson. Nello stesso anno lavora nel film Paolo e Francesca e l'anno dopo in Tormento, di Matarazzo, ma anche in altre pellicole dove compare solo come cantante. E ancora in Menzogna (1952) e Saluti e baci (1953), dove figura accanto a Nilla Pizzi, Yves Montand, Giorgio Consolini e Gino Latilla.

A partire dal 1956 Murolo studia a fondo il repertorio partenopeo dal 1200 ai giorni nostri, con il contributo del chitarrista Eduardo Caliendo, pubblicando la “Napoletana”, antologia cronologica della canzone partenopea ma scrive anche canzoni in proprio: con il musicista Nino Oliviero firma “O ciucciariello”, con Renato Forlani “Torna a vucà”,  “Scriveme”, “Sarrà... chi sa”, vincitrice del Festival di Napoli, eseguita da Fausto Cigliano e Teddy Reno.
Dopo la pubblicazione della sua antologia incide, a partire dal 1969, quattro album monografici intitolati “I grandi della canzone napoletana”, dedicati ai poeti Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo, Libero Bovio ed E. A. Mario.
In età avanzata torna alla ribalta con l'album “'Na voce, 'na chitarra” (1990), in cui interpreta canzoni di altri autori, tra cui “spassionatamente” di Paolo Conte, “Lazzari felici” di Pino Daniele, “Senza fine” di Gino Paoli, e anche duetti: “Caruso” con Lucio Dalla, “Ammore scombinato” in coppia con l'amico Renzo Arbore.
Il giornalista Gianni Cesarini ne racconta la vita in “Roberto Murolo - La storia di una voce, La voce di una storia” (Flavio Pagano Editore 1990) in cui è citato più volte il suo allievo e figlioccio Claudio Carluccio.
In occasione del suo ottantesimo compleanno esce “Ottantavoglia di cantare” (1992). Nel disco compaiono i duetti “Don Raffaè”, con Fabrizio De André,
“Cu' mme” con Mia Martini su testo di Enzo Gragnaniello, “Na tazzulella 'e cafè” di Pino Daniele con Renzo Arbore e “Basta 'na notte” con Peppino Di Capri.
Nel 1993 il trio Murolo, Martini e Gragnaniello incide l'album “L'italia è bbella”, titolo della canzone di Carlo Faiello con cui Murolo si esibisce quell'anno al Festival di Sanremo.
Murolo e De André si esibiscono insieme al concertone del Primo maggio 1993 in piazza San Giovanni, a Roma. In seguito l'artista pubblica “Tu si' 'na cosa grande” (1994), tributo a Domenico Modugno, incide poi nell'album “Anema e core” (1995) i brani Dicitencello vuje (Fusco-Falvo, 1930) e Anema e core (Manlio-D'Esposito, 1950) con la cantante Amália Rodrigues, la grande interprete del fado portoghese con la quale aveva già cantato nel marzo del 1974, al Teatro Politeama di Napoli.
Il 26 gennaio 1995 viene nominato, dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro, grande ufficiale della repubblica per i suoi meriti artistici; a questa onorificenza si aggiunge, il 23 gennaio 2002, la nomina a Cavaliere di gran croce, conferita dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Da tutti definito maestro della canzone napoletana, ha una lunga discografia dove il capitolo più recente è Ho sognato di cantare (2002) anticipato dal singolo “Mbriacame” scritto da Mimmo Di Francia,
Nel 2002, durante il Festival di Sanremo, Murolo riceve il premio alla carriera, In occasione del suo novantesimo compleanno RaiSat Album gli dedica lo special Roberto Murolo Day - Ho sognato di cantare, ideato e condotto da Renzo Arbore, per la regia di Alessandra Rinaldi.
Muore a Napoli il 13 marzo 2003, nella sua casa di Via Cimarosa al Vomero, sede della “Fondazione Roberto Murolo”.
Al concerto tenutosi in occasione della scomparsa dell’Artista al Festival di Ravello nell’agosto del 2003 ad omaggiarlo erano presenti Renzo Arbore e Lina Wertmuller con l’esibizione di tre cantanti chitarristi: Fausto Cigliano, Mario Maglione e Claudio Carluccio.